Il 14 settembre 2016 la Bayer AG di Leverkusen (Germania) ha acquisito, per la cifra record di 66 miliardi di dollari, la Monsanto di Sant Louis (Usa), leader mondiale nel settore delle sementi. Questa fusione, che ha fatto seguito a quelle avvenute negli anni passati tra Dupont e Dow Chemical (entrambe americane, come la Pioneer, “mangiata” qualche tempo prima dalla Dupont) e tra la multinazionale svizzera Syngenta e il colosso cinese Chem China, mette l’umanità – e non solo i contadini – di fronte ad uno scenario drammaticamente nuovo: in pratica quattro aziende (cioè Bayer-Monsanto, Dow-Dupont , ChemChina-Syngenta e Basf) controllano i tre quarti delle sementi del pianeta. Le stesse quattro compagnie controllano oltre i sue terzi del mercato globale dei fertilizzanti e una quota altrettanto grande dei pesticidi usati in agricoltura.
I semi, con la complicità di autorità politiche corrotte e leggi scritte dai corruttori, diventano strumento di sottomissione degli agricoltori, che per ottenere rese più alte e prodotti standardizzati da immettere nelle grandi catene distributive mondiali, sono costretti ad acquistare veri e propri “kit” contenenti sementi, concimi e agro-farmaci.
Questa violenza ha creato umiliazioni e povertà indescrivibili, insieme a prodotti alimentari non salutistici e a nuove malattie, ma gli aspetti più allarmanti sono quelli che riguardano la distruzione della biodiversità, vero e proprio attentato contro Madre Natura.
I semi sono un bene comune
Sulla Terra esistono 390.900 specie vegetali conosciute, ma di queste circa il 21%, ovvero circa 80.000 specie, sono a rischio di estinzione, mentre ogni anno vengono scoperte nuove piante, quasi sempre invasive, molto dannose per l’agricoltura e il benessere del Pianeta.
Di questa enorme problema quasi non si parla e non si agisce per difendere il patrimonio naturale, la risorsa più preziosa per la nostra vita.
Sono tanti (tra Stati, Istituzioni Internazionali, Centri Universitari e della Ricerca, Imprese) interessati a creare poche decine di nuove piante, il più delle volte con l’unico scopo di accrescere i profitti delle compagnie, senza tenere in nessun conto principi etici e morali e, meno che mai, l’amore per il nostro piccolo Pianeta.
Nel campo delle modificazioni delle specie vegetali, che in natura sono sempre esistite, tuttavia c’è stata un’importante scoperta, fatta nel 1953, che ha aperto la strada ai cambiamenti più radicali: parliamo del DNA.
I semi devono tornare ad essere un bene comune degli abitanti del Pianeta. I semi non sono un prodotto di mercato che può vedere il suo valore crescere o flettere in ragione dei profitti di certi signori!
La Banca dei Semi di AgriBio Jalari
Questa banca non agisce come quelle che conservano i semi in immense celle frigo con temperature intorno ai – 25 gradi centigradi.
La nostra è una banca attiva, che si alimenta con i semi forniti dai cittadini e dai contadini e che ha vita se – giorno dopo giorno – i semi vengono rigenerati attraverso le coltivazioni dei normali cicli biologici.
Nella banca saranno raccolti cereali (frumento, avena per alimentazione umana, mais e orzo), legumi (fave, fagioli, ceci, lenticchie, piselli, cicerchie e lupini) e ortaggi (esclusi quelli a tubero o a bulbo).
Chiunque vorrà conferire dei semi, anche al fine di scambiarli con altri semi conservati nella banca, dovrà innanzitutto compilare una scheda nella quale dovrà dichiarare come ne è venuto in possesso, con quali elementi di storia o di conoscenze empiriche, se provvede annualmente (o dopo più anni alla semina, alla messa a dimora delle piantine, alla coltivazione e alla selezione e conservazione dei semi).Nella banca non sono ammissibili semi manipolati nei geni, negli ormoni e nelle strutture cellulari.
Non sono ammissibili semi ibridi, incapaci di riprodursi e di dar vita a semi identici a quelli catalogati e conservati.
La banca disporrà di un archivio informatico nel quale verranno conservati tutti i materiali relativi al seme specifico (es. scheda di ammissione, foto della pianta, foto del frutto, foto del seme, grammatura, schede dei prelievi e dei conferimenti, ecc.).
Periodicamente, ed almeno una volta all’anno, la Fondazione informerà tutti i conferitori, secondo le modalità più opportune, sullo stato del patrimonio genetico in essere e su ogni iniziativa utile a migliorare e rafforzare il ruolo della Banca.
Le antiche sementi della tradizione italiana dopo aver rischiato l’estinzione sono state riscoperte dagli agricoltori per le caratteristiche specifiche di resistenza e per le proprietà distintive del pane e della pasta che si possono ottenere, a salvaguardia di un patrimonio alimentare, culturale e ambientale storico del made in Italy.
Uno di questi è Giuseppe Li Rosi dell’Associazione Simenza con sede in Sicilia, dove si concentra il venticinque per cento della biodiversità europea.
“presuppone la pace e l’armonia tra gli uomini e il rispetto e la cura della natura. Evitiamo di fare agricoltura e produrre cibo utilizzando sistemi di distruzione di massa che annientano l’ambiente e l’uomo. Auspichiamo, infine, che ai governi vadano uomini e donne illuminati che abbiano memoria e che difendano il proprio territorio nel pieno rispetto delle diversità”.
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